IL MERCATO DEL LAVORO NELLA PROVINCIA DI VITERBO DATI POLOS 2010
Dopo la battuta d’arresto del 2009, nel 2010 l’occupazione a Viterbo è tornata ad aumentare in termini di valore assoluto. Nell’intervallo temporale tra il 2006 e il 2010, il numero degli occupati della Tuscia ha subito una variazione del +10,2%, decisamente superiore a quanto rilevato nel Lazio (+6,3%) ed in Italia (-0,5%).
Nonostante la crescita della forza lavoro, il tasso di attività della provincia di Viterbo (61,1%) risulta ancora inferiore a quello medio regionale (65,3%) e nazionale (62,2%). Anche l’occupazione (54,6%) posiziona l’area della Tuscia ad un tasso lievemente inferiore a quello laziale (59,2%) e nazionale (56,9%); ciononostante la dinamica di tale indicatore, dal 2006 al 2010, mostra valori decisamente migliori nella provincia di Viterbo (+2,2%) che nel Lazio (-0,2%) o in Italia (-1,5%).
Il tasso di disoccupazione nel 2010 è stato pari al 10,6%, in calo rispetto al 2009, anno in cui si è attestato all’11,7%.
Entrando più nel dettaglio e partendo dalla componente attiva della popolazione provinciale, si osserva come il tasso di attività, se diviso nelle due componenti (quella maschile e quella femminile), presenta valori considerevolmente divergenti: a Viterbo, infatti, il 79,3% della popolazione maschile in età lavorativa appartiene alle forze di lavoro, mentre tale percentuale si riduce ampiamente nel caso delle donne (42,9%). Anche il tasso di occupazione evidenzia lo stesso differenziale tra le due componenti, visto e considerato che l’indicatore relativo alla componente femminile si è attestato, nel 2010, al 38,1%, contro una media nazionale pari al 46,1%. Nella stessa direzione vanno le informazioni sul tasso di disoccupazione, i cui dati confermano la persistente difficoltà attraversata dall’universo femminile della Tuscia. Emerge quindi come l’economia locale, nonostante alcuni progressi, sia ancora caratterizzata da un mercato in difficoltà e dalla presenza di ampi squilibri di genere. Tasso di opazione e di disoccupazione per sesso,
La crisi e la congiuntura
In un contesto in cui la produzione industriale, il fatturato e gli ordini stentano a prendere velocità, le esportazioni risultano abbastanza vivaci, e la situazione vissuta dalle imprese viterbesi nel 2010 è in parziale ripresa.
Gli indicatori congiunturali evidenziano ancora una sofferenza rispetto al 2009: in particolare, il portafoglio ordini esibisce un -5,7% tra 2009 e 2010, la produzione un -5,4% ed il fatturato un -5,1%, tutti valori che, sebbene ancora in perdita, mettono in luce una situazione decisamente migliore rispetto anche solo all’anno precedente. L’occupazione sembra, invece, vivere una situazione maggiormente positiva, segnando un -0,4%, evidenziando un impegno importante degli imprenditori a proseguire l’attività nonostante il periodo di crisi. Andamento dei principali indicatori di performance delle imprese della provincia di Viterbo (consuntivo 2007, 2008, 2009, 2010
A conferma di questo, il dato sugli investimenti, che mostra un incremento del 5,8% rispetto al 2009 incentrato sull’ampliamento della capacità produttiva, sulla sostituzione di macchinari e impianti ma anche su innovazioni di prodotto e di processo. In particolare, questo incremento è da attribuirsi all’attività manifatturiera, che evidenzia quote di investimenti in notevole aumento tra 2009 e 2010, + 11,1%.
Probabilmente in questo caso la prevalenza di micro e piccole imprese nel nostro sistema imprendi-toriale, più flessibile agli sbandamenti dei mercati, ha contenuto quegli effetti devastanti avvenuti in altre province, dove si sono registrati migliaia di licenziamenti e la chiusura di numerose aziende.
Anche se dobbiamo dirlo è un sistema che comunque rischia di non cogliere compiutamente le opportunità della crescita e per questo ne auspichiamo un consolidamento.
LE CRITICITÀ DIFFUSE: UNA ZAVORRA ALLA CRESCITA
Ma se è vero che nell’ultimo anno il sistema locale non ha subito gravi conseguenze, allo stesso modo non possiamo contare oggi e domani su accelerazioni significative.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, le criticità diffuse del nostro sistema economico:
- la scarsa dotazione infrastrutturale (e mi fermo qui!);
- la bassa propensione all’export;
- la limitata presenza di società di capitali di persone;
- le difficoltà di accesso al credito.
Tuttavia, elemento di novità da rilevare è la crescente consapevolezza tra gli imprenditori di alcuni aspetti:
- l’acquisizione di una più chiara identità territoriale ed economica della Tuscia Viterbese (il progetto del Marchio collettivo);
- i risultati raggiunti con elevati standard qualitativi del settore manifatturiero (l’arredo bagno per il Distretto di Civita Castellana e le prestazioni qualificate degli artigiani).
- il livello competitivo perseguibile nel comparto agroalimentare (eccellenze produttive soprattutto nelle filiere corte);
- le opportunità derivanti dal turismo, soprattutto se “integrato” (es: progetto Welcome in Tuscia).
Insomma, quello che più di un’occasione abbiamo definito “modello di sviluppo sostenibile” sta progressivamente diventando un’esperienza condivisa e praticata nel fare impresa.
Abbiamo il compito non facile di confortare le nostre imprese e di lanciare messaggi positivi a chi è pronto a investire nella Tuscia. Sia esso un neoimprenditore, un’azienda che vuole consolidarsi o un gruppo industriale.
QUATTRO PUNTI CARDINALI PER LO SVILUPPO
I quattro punti cardinali: internazionalizzazione, innovazione e qualità, credito, aggregazione.
Internazionalizzazione
Il Consorzio sull’Export offre in termini progettuali il collegamento più stretto con gli uffici comunitari di Bruxelles a partire dal secondo semestre del 2011, accanto a iniziative nei prossimi mesi di incoming con i paesi emergenti del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), i servizi di consulenza e la vetrina delle imprese di SprinTuscia, il tutoraggio del CeFAS possono veramente fare da sponda alle imprese che vogliono puntare sull’export.
Insomma, siamo pronti a far sbocciare la nostra primavera nel campo dell’internazio-nalizzazione.
Innovazione e qualità
Mentre su innovazione e qualità, fermo restando l’impegno dell’Ente camerale in quanto organismo certificatore, a tutelare le DOP e le IGP, ampliate dallo scorso anno con l’ingresso dei vini, non sfugge la priorità di creare i Consorzi di tutela per far decollare veramente le nostre eccellenze agroalimentari. È un gap che dobbiamo recuperare in fretta.
Così come l’approvazione da parte del Ministero per le Politiche Agricole del Progetto per la promozione delle nocciole porterà entro quest’anno nuova linfa per valorizzare un prodotto per il quale possiamo vantare come provincia un primato nazionale.
Al tempo stesso nel mese di ottobre organizzeremo in collaborazione con l’Università degli Studi della Tuscia la Settimana dell’Innovazione, rivolta a studenti e imprenditori per valorizzare la cultura dell’innovazione e promuovere il trasferimento tecnologico.
Credito
I consistenti fondi concessi negli ultimi anni ai Confidi hanno attivato intorno alle imprese una “ciambella di salvataggio”, sempre pronta a intervenire fornendo elevate garanzie.
L’attivazione di un laboratorio sul credito lo scorso anno ha visto per la prima volta i funzionari e dirigenti dei Consorzi Fidi e degli istituti bancari condividere un percorso formativo.
Su questa strada si deve insistere, soprattutto in vista di Basilea 3 e della trasformazione organizzativa del sistema bancario, per cui è indispensabile tenere vivo il dialogo tra le parti, creando un coordinamento tra i Consorzi Fidi, e tra i Consorzi Fidi e il sistema del credito.
Gli imprenditori, infatti, hanno bisogno che l’accesso al credito non divenga un’ulteriore corsa a ostacoli. Inoltre si può lavorare sulle convenzione affinché il ricorso ai Confidi non sia solo uno strumento da attivare in fase di difficoltà ma anche come leva per l’investimento e la crescita.
Aggregazione
Le reti d’impresa, sostenute anche da una legge recentissima, sono sempre più lo spazio di incontro, conoscenza, confronto e scambio.
Lo stiamo vedendo con alcune esperienze come il Distretto Industriale di Civita Castellana, i progetti Welcome in Tuscia o il Marchio Tuscia Viterbese.
In tutti questi casi osserviamo che da una parte c’è l’esigenza di un elemento catalizzatore, dall’altra di contaminarsi e sostenersi vicendevolmente per sviluppare nuove opportunità.
Per non parlare delle reti territoriali che mettono in campo anche gli Enti locali e le diverse istituzioni così come avviene per le Feste della Tuscia (vino, olio e castagna) o per progetti come I PIF e i GAL.
Così come la rete degli Sportelli Unici per le Attività Produttive, che se collegati tra loro dal Progetto Sportello Unico Tuscia possono alleggerire ulteriormente gli imprenditori dal peso della burocrazia.
Dobbiamo, allora, continuare a insistere nel “fare rete” e auspichiamo che la Camera di Commercio sia sempre più la Rete delle Reti.
CONCLUSIONE
La sensazione che ho personalmente ricavato questa volta da questa indagine è che la tempesta si stia calmando, lentamente ma si stia calmando.
Vediamo e studiamo insieme cosa è successo e cosa è rimasto sotto le acque agitate dalle alte onde.